Divorzio a Las Vegas
TRAILER
ANNO
2020
GENERE
Commedia
REGIA
Umberto Carteni
INTERPRETI
Giampaolo Morelli, Andrea Delogu, Ricky Memphis, Grazia Schiavo, Luca Vecchi, Vincent Riotta, GianMarco Tognazzi.
CAST TECNICO
Sceneggiatura Alessandro Pondi, Paolo Logli, Riccardo Irrera, Mauro Graiani, montaggio Graziano Falzone, fotografia Emanuele Zarlenga, musiche Andrea Guerra.
PRODUZIONE
Rodeo Drive con Rai Cinema
DISTRIBUZIONE
01 Distribution
TRAMA
Divorzio a Las Vegas, film diretto da Umberto Carteni, è la storia di Lorenzo (Giampaolo Morelli) ed Elena (Andrea Delogu), due giovani studenti di 18 anni: lei bella e apparentemente inarrivabile, lui invece è il classico secchione che annoia ogni ragazza che incontra. I due si ritrovano in America durante una vacanza studio e l’ultimo giorno oltreoceano assumono LSD; sotto l’effetto della droga allucinogena finiscono a Las Vegas, dove un po’ per gioco e un po’ per sfida si sposano. Da questo momento in poi l’uno perde le tracce dell’altra. Sono trascorsi 20 lunghi anni e le loro vite sono cambiate, i due sono ormai adulti: lei è una donna in carriera che lavora come manager, mentre lui è un ghost writer che si mantiene redigendo discorsi politici per gli esponenti di qualsiasi fazione. Nonostante li loro matrimonio improvvisato, la coppia non ha avuto più contatti sin da quella bravata giovanile. Eppure il destino li riunisce, dal momento che Elena sta per convolare a nozze con Giannandrea Bertolini (Gian Marco Tognazzi), uno degli uomini più facoltosi del Paese. La donna non può sposarsi se prima..non divorzia! Per coronare il suo sogno d’amore Elena deve tornare clandestinamente con Lorenzo nella “Città del peccato” per annullare il matrimonio. Questo problema burocratico trasporterà i due coniugi in un viaggio inaspettato tra i loro sentimenti, che permetterà a ognuno di loro di ritrovare se stesso e la propria identità, ma soprattutto di scoprire che quell’errore di vent’anni fa non è stato mosso solamente dalla goliardia giovanile…
CRITICA
Una commedia da vedere al cinema. Sembrerà strano, dato che ultimamente le storie d’amore più popolari hanno una vita più lunga sulle piattaforme streaming che in sala, eppure Divorzio a Las Vegas, film di Rai Cinema diretto da Umberto Carteni, che oltre a Morelli e Delogu conta anche Ricky Memphis, Grazia Schiavo e Gianmarco Tognazzi, è proprio pensato, scritto e messo in scena per il grande schermo. La storia è quella di due quarantenni che da ragazzi, tra peyote, alcol e voglia di avventura, si erano sposati a Las Vegas dopo essersi appena conosciuti, senza mai più rivedersi dopo quella notte. Lorenzo, spin doctor ingenuo e indolente, ed Elena, donna in carriera e prossima al matrimonio con un uomo ricchissimo dalle velleità nobiliari (Tognazzi), saranno costretti a ritrovarsi dopo vent’anni per tornare nella Città del Peccato e annullare un vincolo dimenticato da entrambi. Astenersi nostalgici della commedia all’italiana. Siamo di fronte a un film che guarda al futuro, che piaccia o meno, se per futuro si intende la tendenza del mercato internazionale a uniformare i lungometraggi di mezzo mondo agli standard hollywoodiani, soprattutto nella prospettiva di una seconda vita su Netflix, Amazon Prime Video e via dicendo. Divorzio a Las Vegas, con una storia tutt’altro che graffiante ma che, anzi, si presenta fin dall’inizio come conciliante (soprattutto tra le differenze di classe) si candida a diventare un instant classic che tra qualche anno vedremo e rivedremo in prima serata sulla tv generalista. Efficace nel susseguirsi di gag azzeccate che fanno ridere più di quanto ci si aspetti, derivativa e cinefila quanto basta (Lorenzo sembra risolvere ogni situazione citando una battuta a effetto dei film americani con cui è cresciuto – e noi insieme a lui), piena zeppa di brand e di “scene cartolina” di Las Vegas e Roma e infine consolatoria, sia in termini sentimentali che per quanto riguarda uno dei grandi topoi americani come la “seconda occasione”. Una di quelle commedie alla Nancy Meyers (What Women Want, È complicato) costruite con grande mestiere in cui il fascino degli attori coinvolti, l’originalità dell’intreccio e i momenti comici, se ben amalgamati, riescono a dare la giusta dignità a film spensierati e leggeri. Poca Italia, dunque, se escludiamo i tratti partenopei di Giampaolo Morelli e la romanità di Ricky Memphis, e tanto immaginario americano coadiuvato da una buona sceneggiatura che valorizza anche i comprimari attraverso la regola degli opposti che si attraggono, che permea tutto il film. Così come lo stesso Memphis, nullafacente pignolo travolto da una delusione d’amore e Grazia Schiavo, attrice di razza nei panni di un’avvocatessa inflessibile e austera. Andrea Delogu unisce al fascino insospettabile della ragazza qualunque la forza di una presenza scenica sorprendente e, in effetti, se pensiamo all’originalità con cui utilizza i social e alla disinvoltura con cui passa da un genere televisivo all’altro e dalla radio alla tv, è perfetta nell’incarnare una donna desiderosa di (ri)affermare un’indipendenza e un’identità tutt’altro che scontate. Nelle commedie sentimentali americane avviene spesso che lui o lei siano coinvolti in un progetto di lavoro più o meno competitivo, che se svolto con successo determinerà uno scatto di carriera con tutte le implicazioni esistenziali connesse. Già dopo un quarto d’ora la pellicola è ricca di spot più o meno evidenti ma è l’azienda per cui lavora Elena a guadagnare lo spazio maggiore. La protagonista deve architettare qualcosa di rivoluzionario in termini di impatto ambientale e i dialoghi col capo assomigliano più a proclami destinati a motivare il personale che alle scene di un film, in ogni caso politiche simili di product placement servono anche ai fini produttivi di un prodotto del genere, dunque chiuderemo più di un occhio e concentreremo la nostra attenzione sulla storia. Divorzio a Las Vegas resta in ogni caso un prodotto da vedere in sala, senza aspettare il passaggio casalingo. Stupisce come Umberto Carteni, un passato come regista di pubblicità televisive prima di esordire nella commedia con Diverso da chi?, scelga una fotografia così curata (Emanuele Zarlenga) e una messa in scena che esalta la sceneggiatura adoperando come si deve le regole del cinema. Assistiamo a sterminati piani lunghi e lunghissimi nel deserto del Nevada, all’immancabile scena dell’ingresso a Las Vegas fatta di rapidi movimenti di macchina fra i neon e a primi piani solo quando servono. Tante anche le scene, alcune corali e ben riuscite, che sfruttano la profondità di campo, in cui i dettagli degli ambienti che ospitano i personaggi – dalla prigione al tribunale, dal club al night passando dalla camera d’albergo a soqquadro in stile Una notte da leoni – spesso ci parlano più dei corpi, dei volti e delle battute.