Un’avventura nel 1970 alla scoperta delle proprie origini,
ma modificare il passato porterà inevitabilmente
a cambiare il presente.
#NonCiRestaCheIlCrimine – la serie
dall’1 dicembre in esclusiva su Sky Serie.
#SkyOriginal

 

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Non ci resta che il crimine – La serie:     

Recensione di Eugenio Grenna – 1 Dicembre 2023 

I viaggi nel tempo della banda di Massimiliano Bruno sono tornati. Li abbiamo scoperti al cinema tra il 2019 e il 2022 e li ritroviamo in esclusiva sul catalogo Sky a partire da giovedì 1 dicembre, rimodellati da un linguaggio seriale che Massimiliano Bruno, ancora una volta al timone del progetto, accompagnato da Alessio Maria Federici, co-autore dello stesso, abilmente fa proprio, muovendosi tra dramma e comicità, affresco sociale, storico e politico di un’Italia che non c’è più, ma della quale ci restano molti fantasmi, oltreché, racconto inaspettatamente emotivo e maturo, sulla necessità di riscoprire le proprie origini e così il proprio posto nel mondo.

La libertà è saper dire sempre la verità“, così si esprime Claudio (un sempre convincente (Giampaolo Morelli) in un momento piuttosto significativo dell’ottima serie Sky Non ci resta che il crimine, adattamento televisivo dell’omonima e fortunata trilogia cinematografica di Massimiliano Bruno – autore della serie, in compagnia di Alessio Maria Federici -, richiamando Menke e dimostrando per la prima volta, dopo moltissimo tempo, considerate le avventure cui già abbiamo partecipato in sala dal 2019 al 2022, d’essere realmente un personaggio necessario, solido, mutevole e portatore sano, seppur talvolta folle, di valori e ideali che Bruno e Federici abilmente interrogano, cogliendone tutto il potenziale e così la forza narrativa e noi, non vedevamo l’ora.

D’altronde, la trilogia di Massimiliano Bruno, cominciata con Non ci resta che il crimine e giunta a conclusione tre anni più tardi con C’era una volta il crimine, il capitolo probabilmente più convincente, riflessivo e divertito della saga, aveva dimostrato fin da subito di possedere tutte le carte per sorprendere e conquistare il suo pubblico, a partire da un’abile scrittura, un cast fortemente in sintonia con la natura del progetto e una regia più che attenta alla resa matura, cinefila e molto spesso esilarante di un concept movie – quello del viaggio nel tempo – fortemente debitore dell’immaginario cinematografico, tanto di Robert Zemeckis, quanto di Roberto Benigni, apparendo comunque originale e personalissimo.

Dall’Italia del 2018 a quella del 1982, periodo d’oro della banda della Magliana e così, anche per la storia del calcio italiano, fino a quella del 1943, seguita infine dal gelido, nebbioso, criminale e libertino, 1970, l’anno che Giuseppe (commovente la prova di Gianmarco Tognazzi), nell’ultimo segmento della serie), prima e più degli altri tre membri della banda dei viaggi nel tempo, formata da Moreno (Marco Giallini, che ancora una volta, dà vita a fantasmi del passato tra malinconia e dolcezza celata), il già citato Claudio di Giampaolo Morelli e Gianfranco (Massimiliano Bruno col suo scienziato nerd ci si diverte un mondo ed è così evidente da risultare contagioso), desidera raggiungere, ancora una volta per questioni personali estremamente nevralgiche e significative.

Seppur consapevoli del mantra più e più volte ripetuto da Gianfranco ai tre amici, rispetto all’impossibilità di tornare al passato, potendolo alterare, senza poi subirne le dirette e future conseguenze, è altrettanto inevitabile considerare la bellezza malinconica ed emotiva, di ciò che quasi sempre accade nelle narrazioni al cui centro – o margini – è posta la questione dei viaggi nel tempo, cioè che qualcuno resta, mentre qualcun altro se ne va, un po’ a causa del destino, un po’ a causa della morte, e perfino del caos.

Questa volta non c’è una Gioconda da salvare, né tantomeno una buffa fuga adrenalinica da una banda criminale, protagonista marginale, seppur temibile di un passato mai realmente dimenticato, piuttosto la necessità di scoprire le proprie origini, così da potersi spiegare tutto ciò che è stato in seguito, riparando alla crisi identitaria e all’improvviso crollo delle certezze che di fronte alla notizia di un’adozione mai comunicata, crollano inesorabilmente, producendo sconforto e al tempo stesso curiosità.

Da qui nasce, Non ci resta che il crimine – La serie, proseguendo una trilogia cinematografica di grande qualità, apparentemente giunta a conclusione, non troppo tempo fa, che trova nuova linfa – ed è un vero piacere che sia andata così, essendo testimoni di numerosissime operazioni recenti e non, di passaggio cinema/serie tv, non altrettanto fortunate – nella sua nuova veste seriale, curata dai due autori Massimiliano Bruno e Alessio Maria Federici, visibilmente attenti alla credibilità del prodotto e così all’intrattenimento del pubblico, che senz’altro ne godrà, perdendosi tra le vie di una Roma ora libertina, fumosa, colorata e caotica e poco dopo distopica, oscura e spietatamente violenta, nella quale fa da padrona la grottesca Marisa (che brava Liliana Fiorelli!).

Non ci resta che il crimine: valutazione e conclusione

L’universo cinematografico di Massimiliano Bruno muta ancora e per sempre, perdendo qua e là spensieratezza e comicità e ritrovando al loro posto una riflessione sul tempo, la famiglia ed il significato profondo della consapevolezza rispetto ai propri limiti, inaspettatamente commovente e matura.

Al solito, la prova interpretativa di Marco Giallini produce una forte malinconia e così un’improvvisa comicità, che fa da contraltare al tono invece decisamente più buffo, scanzonato eppure solido di Morelli, Tognazzi e Bruno, tutti e tre protagonisti alla medesima maniera, tanto quanto il Moreno di Giallini. Poiché se qualcosa realmente ci ha insegnato la trilogia di Bruno – e così questa serie – è proprio che l’unione fa la forza e nessuno prende il sopravvento sugli altri.


Operazione complessa quella gestita da Bruno e Federici, eppure questa coralità, che vede perfino una new entry di tutto rispetto, quale, Maurizio Lastrico, qui notevolmente dalle parti del dramma, funziona appieno, facendo sì che Non ci resta che il crimine – La serie divenga davvero un ottimo prodotto.

Nota a margine, se sarete capaci di lasciarvi andare in toto all’avventura emotiva, sociale e politica di questa serie, non potrete che portarvi dietro per diverso tempo, un Gianmarco Tognazzi che dinanzi alla finestra di un ristorante, osserva la vita e il tempo, crollando in un pianto dalla carica drammatica, fortemente liberatorio, spezzato soltanto dall’abbraccio di un amico, quello che al pari di Moreno e Claudio, non lo abbandonerà mai.
Non ci resta che il crimine – La serie è in uscita sul catalogo Sky e in streaming su Now

a partire da giovedì 1 dicembre 2023.